Dal 2027 la pensione anticipata ordinaria cambierà ancora: i contributi richiesti aumentano e i tempi di decorrenza restano più lunghi, con conseguenze dirette su lavoratori e lavoratrici.
La pensione anticipata rappresenta una delle misure più importanti del sistema previdenziale italiano. Introdotta come erede delle vecchie pensioni di anzianità dopo la riforma Fornero, è diventata lo strumento principale per chi vuole lasciare il lavoro prima del raggiungimento dell’età anagrafica ordinaria. Dal 2027 al 2030 i requisiti diventeranno più severi: i lavoratori dovranno versare ancora più anni di contributi per accedere all’uscita senza limiti di età.
Come funziona oggi la pensione anticipata
La pensione anticipata ordinaria, chiamata spesso ancora pensione di anzianità, si basa unicamente sul requisito contributivo. Questo significa che non conta l’età anagrafica, ma il numero di anni versati all’INPS. Prima della riforma Fornero bastavano 40 anni di contributi per ottenere il diritto. Oggi la soglia è decisamente più alta: 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. Dal 2019, pur senza modificare i requisiti numerici, è cambiata la decorrenza della prestazione. Il primo assegno non arriva subito dopo aver maturato i contributi, ma solo tre mesi più tardi. Questa finestra temporale costringe i lavoratori ad attendere, prolungando di fatto il tempo necessario per uscire.

Come funziona oggi la pensione anticipata – outdoormag.it
A complicare il quadro, dei contributi richiesti almeno 35 anni devono essere effettivi, quindi esclusi i periodi coperti da malattia, disoccupazione o infortunio. Un vincolo che limita ulteriormente l’accesso, perché obbliga a possedere una carriera continua e priva di interruzioni lunghe. Il sistema attuale risulta già gravoso per chi si trova a pochi anni dalla pensione. Nonostante ciò, le prospettive non sono di alleggerimento. Anzi, gli aggiornamenti previsti a partire dal 2027 fanno temere nuove difficoltà.
Dal 2027 al 2030 i contributi richiesti aumentano
Secondo le proiezioni basate sull’adeguamento automatico alla speranza di vita, dal 2027 scatterà un ulteriore incremento. Il numero di anni di contributi richiesti potrebbe salire a 43 anni e un mese per gli uomini e 42 anni e un mese per le donne. La finestra dei tre mesi per la decorrenza resterebbe invariata, allungando ancora l’attesa. Non si tratta di un cambiamento marginale. Tre mesi in più possono sembrare poco, ma sommati al vincolo contributivo e alla finestra creano un percorso ancora più faticoso. Il meccanismo di aggiornamento biennale in base alla longevità media significa che già dal 2029 o dal 2030 potremmo assistere a un nuovo incremento di due o tre mesi. Chi oggi pensa di programmare l’uscita dal lavoro deve quindi tenere conto di queste variazioni. Le regole non sono definitive: eventuali interventi del governo potrebbero modificare la traiettoria, ma la tendenza resta quella di un innalzamento progressivo dei requisiti.
Il rischio concreto è che una parte consistente della popolazione attiva debba prolungare la carriera oltre le aspettative iniziali. E questo non solo per effetto della legge Fornero, ma anche per l’impatto delle finestre e dell’adeguamento automatico alla speranza di vita. Il periodo 2027-2030 segnerà quindi un passaggio delicato: il sistema pensionistico continuerà a richiedere sacrifici crescenti, con soglie sempre più difficili da raggiungere per chi non ha alle spalle una carriera stabile e continuativa.