Ti stanno dicendo una bugia? L’unico modo per scoprirlo è leggere questa pratica guida, studiata dagli scienziati.
Nel campo della comunicazione interpersonale, riconoscere una menzogna resta una sfida complessa e cruciale. Recenti studi universitari hanno messo a punto metodi innovativi e affidabili per individuare con maggiore sicurezza chi mente, aprendo nuove prospettive soprattutto in ambiti come la psicologia, la giurisprudenza e le relazioni personali.
Una ricerca condotta dal professor Aldert Vrij dell’Università di Portsmouth ha evidenziato un approccio semplice ma rivoluzionario per smascherare i bugiardi: la distrazione del soggetto durante il racconto della sua versione dei fatti. La mente di chi mente è impegnata a mantenere coerenza e a evitare contraddizioni, un compito che richiede estrema concentrazione e memoria. Se la persona viene distratta, anche con domande o attività parallele durante il racconto, la sua attenzione si divide e aumenta significativamente la probabilità che emerga una discrepanza o un comportamento indicativo di falsità.
Questo metodo, supportato da oltre 15 anni di ricerche pubblicate su riviste internazionali di psicologia comportamentale, rappresenta un vero e proprio “radar” per individuare chi non dice la verità, senza bisogno di strumenti invasivi o sofisticate apparecchiature tecnologiche.
I segnali che non si possono ignorare
Oltre alla tecnica della distrazione, vi sono altri indicatori fondamentali per riconoscere un bugiardo. Paul Ekman, uno dei massimi esperti mondiali nel campo della psicologia delle emozioni, ha approfondito la teoria delle microespressioni facciali: questi brevi cambiamenti involontari dell’espressione, che durano meno di un secondo, rivelano emozioni nascoste sotto la maschera della bugia. Questi segnali, difficilmente controllabili consapevolmente, agiscono come una finestra sul subconscio e possono tradire l’inaffidabilità del racconto.
Inoltre, la professoressa Maureen O’Sullivan ha sottolineato che un bugiardo, quando deve inventare una storia, tende a esibire sorrisi falsi o inappropriate espressioni di empatia, come un modo per mascherare la propria insicurezza o senso di colpa. Questi comportamenti, se osservati attentamente, aiutano a distinguere tra una risposta sincera e una costruzione artificiosa.

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Tra i segnali più comuni associati alla menzogna figurano:
- Evitare il contatto visivo diretto, poiché chi mente spesso teme di essere smascherato attraverso lo sguardo;
- Balbettare o esitazioni nel discorso, dovute alla difficoltà di inventare dettagli coerenti sotto pressione;
- Sudorazione eccessiva di mani e volto, manifestazione fisica dello stress causato dalla menzogna;
- Velocità e incoerenza nella comunicazione, con frasi spesso contraddittorie o poco fluide.
La combinazione di questi elementi, unita alla tecnica della distrazione, consente di ottenere una valutazione più precisa e rapida della veridicità di un’affermazione.
L’evoluzione degli studi sulla menzogna negli ultimi anni ha portato a una maggiore consapevolezza del ruolo cruciale del linguaggio non verbale e delle dinamiche cognitive nella comunicazione. Questi strumenti, sempre più utilizzati da professionisti della psicologia, investigatori e anche nel quotidiano, rappresentano un passo avanti significativo nella nostra capacità di interpretare la realtà che ci circonda.